Djamolidine Abdoujaparov, ciclista nato a Tashkent (Uzbekistan) nel 1964, era poco bello da vedere, in sella e non. Tutto il contrario di quel manzo di Cipollini. Discretamente basso, tarchiato, oltremodo sgraziato, quando partiva in volata a testa bassa e schiena ricurva metteva fuori i gomiti ed erano guai per tutti. A 70 all’ora, su una bici, non si scherza. Infatti nessuno scherzava con Abdou, al più lo facevano con i suoi soprannomi: the Tashkent Terminator, Uzbek Express, AbduPush’em Off, El Califa. Per via di numerosi aspetti, primo tra tutti il suo piantar gomiti nel costato altrui in volata, non stava simpatico al gruppo. In effetti stava simpatico a ben pochi, men che meno ai giudici, che usavano squalificarlo sovente. Ma Abdoujaparov era un grande velocista e per un campione non era affatto onorevole il doversi giustificare (video) ai microfoni dopo ogni vittoria (furono ben 55 tra i professionisti, dal 1990 al 1997) prima di alzar le braccia sul gradino più alto del podio. Era un urlo di gioia strozzato in gola dall’ombra del sospetto, ingoiato con orgoglio davanti a giornalisti carnefici che lo accusavano di qualsivoglia terribile scorrettezza… ma Abdou usava i gomiti con arte, questo loro non potevano capirlo. Abdou, dopotutto, non aveva paura di niente… fu protagonista della più rovinosa caduta a cui gli appassionati lungo i Campi Elisi potettero assistere (video). Si rialzò, continuò a vincere. L’impronunciabile nome di Djamolidine Abdoujaparov, checchè se ne dica, ha un posto riservato negli albi d’oro delle grandi corse ciclistiche. Vinse la mitica Gand–Wevelgem nel ’91 e, nessuno lo rammenta, vinse per ben tre volte la classifica a punti (maglia verde) del Tour de France. Inoltre si trova in illustre compagnia dei soli Eddy Merkx e Laurent Jalabert ad aver vinto la classifica a punti nei tre grandi giri a tappe (Vuelta, Tour, Giro). In qualsiasi sport sono i numeri che fanno di un atleta un campione. Questa è la storia di un campione dimenticato perché antipatico e anche un po’ bruttino... a noi invece piace ricordarlo con quella tenerezza che si riserva quei personaggi incompresi ed anche un po’ sfigati. Perchè nelle grandi storie che il ciclismo ha sempre saputo raccontarci non esistono campioni di serie B. A volte le storie finiscono male: Abdou si ritirò dopo una squalifica per doping nel 1997. Ma questo è un altro discorso.
(galleria dei ricordi: Abdou tra
Tony Rominger e Miguel Indurain)
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